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LA DIVERSIFICAZIONE DEI PERCORSI DI PREVENZIONE E DI REINSERIMENTO LAVORATIVO A SECONDA DELLE TIPOLOGIE DI TOSSICODIPENDENZA   

 

Vincenzo Masini 

 

pubblicato in

Workshop Internazionale POLITICHE PUBBLICHE DI LOTTA ALLA DROGA IN EUROPA European Monitoring Center for Drug and Drug Addiction (EMCDDA ) - Lisbona Roma, 12-13 Dicembre  2000 CNR – Aula Convegni, P.le Aldo Moro, 7

 

                                                                                               

LA DIVERSIFICAZONE DELLA PREVENZIONE E DEL RECUPERO A SECONDA DELLE TIPOLOGIE DI ESPOSIZIONE ALLA TOSSICODIPENDENZA    di Vincenzo Masini  www.prepos.it

 

Affrontare il tema della prevenzione, del recupero e della legislazione inerente le problematiche dell’uso di droghe richiede la costruzione di un punto di vista tutt’altro che scontato e semplice in funzione delle differenze degli effetti immediati, a breve ed a lungo termine delle sostanze sulle diverse tipologie psicologiche dei consumatori.

Il tema è di grande estensione sul piano giuridico perchè mette in gioco alcune istituzioni del diritto su cui la scienza giuridica non ha ancora compiutamente elaborato una approfondita discussione.

Si tratta del tema della responsabilità individuale che oggi appare significativa in numerosi versanti della vita di relazione. Il fatto di sottoporre ad un test di valutazione sull’equilibrio psicologico e mentale un futuro magistrato, un medico o un professionista con una rilevante responsabilità sociale è una scelta di responsabilità da parte della società verso i cittadini.

Allo stesso modo alcune misure cautelative verso soggetti che attentano all’incolumità personale ed altrui guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe sono indispensabili, così come lo sono quelle che vietano il fumo nei locali pubblici, impongono il casco ai motociclisti o le cinture di sicurezza, i limiti di velocità, ecc..

In questo quadro, sensato e responsabile, o comunque oggettivo e indubitabile, il tema dell’uso libero di sostanze stupefacenti o psicoattive è ridimensionato nella sua circolazione e socializzazione pur permanendo, come oggetto di analisi e riflessione psicopolitica, nei suoi risvolti soggettivi e personali.

Su questo piano, quello dell’uso personale e privato, la questione è decisamente complessa: l’uso di sostanze è innocuo o nocivo? Di conseguenza può essere libero o deve essere regolamentato?

La ricerca sulle tipologie di consumo e sulle caratteristiche dei consumatori propone un quadro variegato e complesso entro il quale il grado di nocività o di terapeuticità delle sostanze è funzione della tipologia psicologica dei consumatori. 

 

Tipi psicologici di consumatori, target del mercato della droga e percorsi di recupero

Le tipologie successivamente individuate sono state estratte, mediante un test (Questionario di artigianato educativo) da un campione di 450 ex TD ospiti presso diversi centri di recupero. Si tratta di un test di personalità formato da 210 item che, nella somministrazione ai TD, viene corredato di ulteriori domande relative ai contesti di vita e di lavoro. Il test è utilizzato per individuare i tratti dipersonalità prevalenti e le disposizioni carenti nei soggetti ed individuare itinerari terapeutici ed educativi. A seconda delle prevalenze nei punteggi ottenuti i soggetti sono organizzati nelle seguenti tipologie i cui nomi consentono un riconoscimento "percettivo" della loro personalità e del loro stile di vita.   

 

Gli SBALLONI EFFERVESCENTI (15% del campione): vogliono star bene. Sono interessati al loro aspetto, alla moda ed agli aspetti meno impegnati del vivere sociale. L'uso delle sostanze è un potenziamento dell'emozione del divertimento. Per questo motivo hanno sostituito al tradizionale uso di hascish o alcool, che appesantisce e deprime, sostanze più attivanti come le pasticche. La cultura della eccitazione, della novità e dell'avventura è finalizzata alla gratificazione dei desideri, al godimento attraverso sesso, cibo, feste, che rappresentano l'assimilazione da parte di numerosi giovani dei modelli edonistico - consumistici prodotti dalle generazioni precedenti. La ricerca di continue stimolazioni e eccitazioni e novità è considerata l'unico mezzo per trovare piacere e felicità nella vita. Nella attuale fase di cambiamento del mercato le nuove droghe offrono una gamma di effetti che corrispondono ai bisogni di emozioni e di stati d'animo dei soggetti. L'MDMA ha infatti la possibilità di adattarsi duttilmente all'uso funzionale, ricreativo, situazionale, autoterapico a seconda del suo modellamento chimico.

Nel mercato attuale vige già la distinzione di massima tra pasticche di gamba o di testa o, insieme, di gamba e testa. Dizioni che descrivono gli effetti di potenziamento delle attività corporee o mentali, o ambedue, a seconda delle caratteristiche chimiche. Le pasticche in circolazione hanno nomi che spesso richiamano le loro caratteristiche funzionali: i drive (per guidare), i dance (per ballare), i love (per le prestazioni sessuali), oppure hanno impressi disegni come le farfalline, le colombe, gli uccellini, i passerotti, i passerotti con ali aperte, le mucchine (tutte di "testa"), mentre di "ganba"  i cilindretti   (bianchi, fuxia, blu = di gamba; grigi = di testa), gli smile (più leggeri che favoriscono la discorsività), gli accetta, gli Euro, i Fido Dido,  i Mercedes, ecc.  Le caratteristiche di alcune di queste ultime sono quelle di produrre lo "smascellarsi", ovvero una sorta di suzione e di masticamento continuo (i primi comparirono sei anni fa in contemporanea con la moda del ciuccio in plastica). In circolazione attualmente vi è un alto numero di panoramix, biciclette e gelatine con proprietà allucinogene.

Il contesto di riferimento elettivo di tali soggetti sono le discoteche che, pur con grandi differenze tra di loro, riscontrabili nel tipo di musica diffuso (dalla house alla progressive), si costituiscono come un luogo bersaglio per la vita di relazione e, molto spesso, per la vita di lavoro. Droga e musica è una miscela emozionale molto forte per soggetti che dedicano ad esse la parte più rilevante della loro vita: non di rado restano all'interno di tale esperienza con attività di lavoro a diversi livelli di reddito e di status (dal DJ al buttafuori).

Per un certo numero di soggetti l’uso edonistico delle sostanze può essere terribilmente pericoloso. Sono coloro che scivolano nella confusione mentale ed nella angoscia esistenziale, prodotta dall’emersione di materiale psichico rimosso che, in ragione dello scioglimento dei vincoli inibitori da parte della droga, viene repentinamente a galla e determina una crisi esistenziale e di senso in tali soggetti. Costoro sono esposti a processi depressivi acuti o a crisi di ansia e panico poiché non riescono più a gestire il rapporto con se stessi. In alcuni casi scelgono l’uso di sostanze deprimenti o anestetizzanti per fermare il processo mentale attivato dal tetraidrocannabinolo che li rende ipersensibili agli stimoli ambientali ed interiori e vulnerabili nella gestione delle loro emozioni.

Un percorso di recupero efficace per tali soggetti prevede un allontanamento da tali tradizionali contesti di vita e di lavoro verso percorsi di vita e di lavoro molto più stabili e continuativi, privi di eccitazione, spesso ripetitivi e tranquillizzanti. Possibilmente lavori in contesti rurali con scarsa dinamicità e con necessità di attenzione e di osservazione dei ritmi della natura.

Il valore centrale a cui far riferimento nell’inserimento lavorativo è quello della responsabilizzazione crescente che ha il doppio effetto educativo di stabilizzare il loro comportamento mediante verifiche e di disporli con consapevolezza verso l’apertura ad ambizioni crescenti. L’azione lavorativa diminuisce la loro volubilità e la coerenza con gli impegni li rende meno superficiali.

 

I RAMPANTI AVARI (achievers) (15 % del campione) rappresentano quella quota di tossicodipendenti che è riuscita nel lavoro e nel successo sociale. Vuole godere dei piaceri perché se ne sente in diritto ma è esistenzialmente insoddisfatta e dunque scivola anche nella perversione. L'uso occasionale e compatibile di cocaina, praticato da soggetti con ambiziose mentalità di achievier, li espone alla dipendenza psicologica. La percezione della dipendenza può portare al ricorso a servizi o a professionisti ed alla cessazione dell'abuso da parte di una buona percentuale di soggetti. Oppure innescare processi di dipendenza "forte" che  comportano la trasformazione del loro stile di vita e l'avvolgimento progressivo anche nei meccanismi relazionali del mercato criminale: vertici del successo che a volte  entrano in contatto con i vertici del crimine. Il mondo della cocaina si snoda attraverso locali alla moda che investono un target alto e una tipologia di arrivati. Punti di riferimento di tale target sono molti privè di locali alla moda, spesso legati al consumo del sesso. Le sfilate, gli atelier, le agenzie di moda. La differenza tra prostituzione alta e bassa mostra diversi mondi accomunabili, nelle situazioni più hard di dipendenza sessuale (il mondo del porno), con l'uso ed abuso di ogni tipo di sostanze, legali ed illegali, finalizzato sia all'aumento delle prestazioni e del piacere (qualades) che alla copertura del malessere (antidepressivi). L'insieme di queste sostanze conduce alla strutturazione completa della personalità dipendente.

I migliori successi di percorsi di riabilitazione mediante lavoro sono ottenuti attraverso l'orientamento a professioni di impegno verso lo svantaggio sociale e di aiuto di chi vive in difficoltà. Mediante l'empatizzazione della sofferenza altrui tali soggetti riescono a rimodellare le loro scelte di vita e riorganizzare la loro struttura di personalità introiettando valori di generosità e di disponibilità.  

 

I RUMINANTI AGGRESSIVI. (20% del campione) Sono soggetti "scontenti" della loro vita, portatori di molteplici frustrazioni ed insuccessi. Di solito provengono da basse condizioni di status ed hanno introiettato esperienze di violenza e sopraffazione nella loro socializzazione famigliare o nel gruppo di pari. Sono per lo più giovani che frequentano i rave clandestini, che non sono più accomunabili con i frequentatori delle discoteche e che usano droghe dure come lo speed rosa (anfetamina e chetamina) che sostituisce negli effetti il vecchio speed-bowl (eroina e cocaina) o alcuni tipi di raduni di punk e freack (Pelago, Pistoia Blues,…) o raduni di motociclisti, ad esempio dei custum, raduni per l'alcool o  feste della birra o, ancora, concerti raduno. In questi ultimi le droghe usate sono diverse a seconda della musica degli esecutori e del target che richiamano. Anche lo stadio è una situazione di uso ed abuso di pasticche, anfetamine e cocaina per questa tipologia di consumatori. Le tifoserie più compromesse sono quelle dell'Atalanta e della Fiorentina e del Brescia, dove la cultura della violenza ha prodotto una e vera e propria patria delle anfetamenine da carica. Tale tipologia ruminante è presente anche in molti centri sociali, dove la cultura oppositiva ed antiproibizionista offre una copertura ad uso occasionale, situato e controllato di sostanze. Lo stile di consumo è quello dei coffee shop con una cultura anche raffinata sulle sostanze, sulle loro qualità, sui loro effetti e sulle tecniche per non cadere nelle dipendenze. Questa cultura è adiacente (non si sovrappone) alla vecchia cultura freack che, in gran parte, si è allontanata dall'uso di sostanze aderendo ad una visione più ecologica della vita, specie se nel contesto new age. Di solito in tali centri si attua un uso funzionale, ricreativo e ludico dell'hascisch con dismissione spontanea dell'uso e dell'abuso ad una certa soglia di età in occasione della formazione delle coppie e dello scioglimento delle "compagnie", spesso nate a scuola. La  stabilizzazione dei rapporti di coppia e delle attività lavorative produce la dismissione dagli usi o una prosecuzione controllata ed episodica, e non particolarmente preoccupante, dell’uso anche in soggetti adulti. Il fatto che l’uso di droghe leggere non sia preoccupante per tali soggetti (che dagli effetti delle sostanze utilizzate traggono la possibilità di rilassamento e di spegnimento delle tensioni interne) è dato dal fatto che tali sostanze sono terapeutiche per il contenimento della loro aggressività e non si presentano come rischio. Il loro uso infatti conduce ad un aumento della riflessività e della sensibilità e, laddove non inneschino meccanismi reattivi paradossali, sono un possibile antidoto alle loro espressioni di aggressività.

Il percorso di reinserimento lavorativo per soggetti ruminanti passa attraverso una crescita educativa indirizza ad acquisire senso del lavoro: di un processo cioè che è un “vissuto” e non una galoppata intensa che poi si reifica. E’ per loro necessario apprendere che il lavoro è un ciclo che un inizio, uno svolgimento, un ritmo, delle pause, una armonia complessiva ed un termine.

Non manca a tali soggetti ruminanti motivazione e capacità di impegno. Manca del tutto invece la disponibilità a fermarsi ed a gustare la soddisfazione di un lavoro ben fatto.

 

GLI APATICI (25% del campione): sono così definiti i TD più arcaici. La strada è il luogo del loro consumo più tradizionale di eroina, con i tagli più differenti ed impropri. Uno dei luoghi più impressionanti d’Italia sono i vicoli di Genova. Il maggior numero di tipologie si incontrano al Parco Lambro. I “vecchi tossici”, emarginati e disperati, sono passati attraverso tutti gli stadi del fallimento e dell’abbandono di sé nel processo di dipendenza da eroina. Il malessere o disagio per la copertura del quale utilizzano eroina è un profondo malessere psicologico ed esistenziale, aggravato dalla dipendenza fisica, che è situato nella dimensione interiore e sociale del soggetto e può essere stato innescato o disvelato dall'abuso di sostanze (leggere) precedentemente consumate. L’invischiamento nella dipendenza conduce spesso tali soggetti nella emarginazione più acuta, nell’uso opportunista di tutte le relazioni e nella caduta della autostima.

Spesso lo spaccio avviene anche in prossimità dei servizi in ragione del richiamo esercitato per migliaia di loro. Il rapporto con i servizi può rappresentare una fase più o meno lunga e stabile di aggancio e di pseudo integrazione. Tali tipi di tossicodipendenti accettano la loro condizione e mettono in atto plurimi tentativi di uscita sorretti dall’intervento dei servizi. Un numero elevato si mostra rassegnato a perpetuare il loro modello di vita (tra questi circa 50.000 persone in trattamento metadonico). E’ molto difficile un reinserimento lavorativo ed un processo di uscita dalla droga esclusivamente centrato sulla ripresa di qualche attività professionale: molti di loro hanno o hanno avuto occupazioni anche stabili e sono riusciti per molto a rendere compatibile la tossicodipendenza con il lavoro. 

Insieme al reinserimento lavorativo è necessaria una azione di motivazione molto intensa capace di rimettere in moto la carica interiore e produrre l’uscita dalla apatia. A questo fine il processo di stimolazione motivazionale è efficace solo se appare con caratteristiche di intensità e di frequenza. Non basta avviare verso una attività suscitando interesse e aspettative, perché qualunque caduta di tono e qualunque delusione costituisce occasione per rendere forte il richiamo delle sostanze. I percorsi di lavoro suggeriti per tali dipendenze debbono essere contenuti in strutture grippali che esercitano controllo sul vissuto quotidiano e che anticipano le cadute di motivazione, debbono poi avere connotati di verificabilità concreta ed immediata della attività svolta, poiché, attraverso le operazioni concrete e visibili del vissuto di lavoro quotidiano può crescere sia l’autostima che la fiducia in se stessi e mantenersi alta la motivazione al lavoro. Gran parte dei programmi di comunità educative sono fondati su modelli di lavoro di tal tipo

 

GLI ADESIVI (10 % del campione)  A fianco dei precedenti si colloca un’altra tipologia di tossicodipendenti, che non ha necessariamente una droga elettiva ma usa ed abusa di ogni tipo di sostanza e di psicofarmaci manifestando diversi gradi di dipendenza. Sono soggetti che hanno subito deprivazioni affettive, spesso senza famiglie di riferimento, di bassa condizione economica che, già nell’adolescenza, hanno consumato droghe “povere” come gli inalanti, le colle, ecc.  Il loro consumo di sostanze è ciclico, a volte si mantiene occasionale per un lungo periodo per diventare abituale nelle fasi critiche. Nei momenti più sconfortanti assumono qualsiasi sostanza o farmaco: benzodiazepine, antidepressivi, tranquillanti, associano tranquillanti e alcool, ecc .  E’ fortissimo in loro il bisogno di essere oggetto di attenzione e di essere riconosciuti come persone.  Si presentano ricorrentemente ai servizi o alle comunità, nel momento delle loro ricadute. Sono riaccolti e seguiti in ragione del loro atteggiamento e della domanda di attenzione che rivolgono agli operatori. La loro originaria deprivazione affettiva li rende insistenti ed appiccicosi, a volte addirittura petulanti, ma la loro condiscendenza ed il loro stile disponibile e servizievole li trasforma in mascotte (del servizio, della comunità, della casa famiglia, del centro diurno, ecc.) non appena rientrano nell’atmosfera.  Sono soggetti che hanno bisogno di stabilità affettiva e che non sono riusciti, se non per brevi periodi, a costruire relazioni stabili di convivenza e di amicizia. Sembra che non riescano né a difendere i loro rapporti né ad avere la capacità di gestire la loro autonomia ed indipendenza.  I percorsi di inserimento lavorativo più efficaci sono quelli che li impegnano in attività connesse ai rapporti con le persone; non sono infatti in grado di lavorare in solitudine e sfuggono tutte le occupazione in cui possono “sentirsi soli”.  Non è dunque proponibile impegnarli in attività sedentarie di ufficio, di contabilità o in occupazioni che li vedano per ore davanti ad un computer, a meno che non abbiano riferimenti stabili nel gruppo con continui riscontri e rassicurazioni da parte di chi riveste un ruolo di responsabilità. Un buon grado di efficacia si ottiene avviandoli a professioni connesse alla ristorazione, in mense o ristoranti, in specie se di piccole dimensioni ed a conduzione cooperativa o famigliare dove possono raggiungere un buon soddisfacimento dei bisogni relazionali del sé ed un certo livello di reddito. Non si pongono quasi mai problemi di immagine sociale.

 

GLI INVISIBILI (10% del campione). Con questo termine si intende una tipologia di tossicodipendenti che ha scarsi contatti con i servizi e che vive spesso condizione di emarginazione molto acuta. Soggetti totalmente privi di autostima, senza più alcuna fiducia in se stessi e senza speranza per il futuro.  Sovente sono tossicodipendenti da eroina che hanno ultimato un programma di recupero, sono ricaduti, hanno perso le sicurezze che si erano costruiti e si solo completamente lasciati andare. La loro droga elettiva è l’alcool nella forma della dipendenza più acuta. Il punto di arrivo della loro desolazione è l’accattonaggio. Molti barboni, che appaiono assai più vecchi della loro età anagrafica, hanno alle spalle percorsi di disintegrazione del sé e delle loro relazioni vitali che li hanno condotti all’abbandono ed al rifiuto esplicito di ogni forma di aiuto e di ogni progetto di cambiamento della loro condizione di vita. Di solito accettano l’aiuto da parte dei servizi, specie se “di strada” che li raggiungono nei loro contesti di vita, per tamponare alcune difficoltà o mitigare alcune sofferenze ma sono refrattari a qualunque proposta di cambiamento. La loro non è una resistenza “per scelta” ma per sfiducia in sé e negli altri; di conseguenza preferiscono ottundere la loro coscienza con sostanze piuttosto che entrare in contatto con la consapevolezza della loro condizione.

Accanto a tali “invisibili” vivono numerosi immigrati in contatto con mercato delle sostanze stupefacenti, a volte “invisibili” ed emarginati loro stessi, a volte gestori di qualche spazio di potere nella piramide delle organizzazioni criminali. Lo spaccio di strada delle sostanze stupefacenti è infatti sempre più affidato agli immigrati con una distribuzione che ritaglia una fetta di mercato per ogni diversa comunità. Ad es. gli immigrati del Ghana, Gabon, Mozambico, spesso entrati in Italia al seguito alla prostituzione, hanno preso in mano il mercato della coca dividendolo con i peruviani. Hanno inventato il metodo delle confezione delle “palline di coca” vendute a basso costo, circa 20.000 lire, favorendo la diffusione più capillare del consumo di tale sostanza. Marocchini e Tunisini in molte aree gestiscono il mercato di vendita dell’eroina a basso costo. Ad ondate gli Albanesi riescono ad introdurre e gestire grossi quantitativi di droga e sembra abbiano la loro banca nella mafia russa che gestisce anche la pulizia del denaro. Gli italiani sono molto diminuiti dal  mercato di strada, tranne da quello dell’ectasy.

Il motivo di questa organizzazione del mercato non è esclusivamente dovuto alle ovvie necessità economiche dell’immigrato ed al suo offrire manovalanza criminale a basso costo ma al fatto che questi nuovi spacciatori non sono tossicodipendenti come gli italiani e, come tali, sono più affidabili per chi gestisce il mercato. I pagamenti a fine giornata sono più regolari e continui producendo un guadagno stabile e fisso. Tali immigrati dipendono con forza dalla loro comunità di appartenenza etnica e, se utilizzano droga o non rispettano le regole, vengono esclusi dalla loro comunità etnico - religiosa. Il contatto con le sostanze produce però frequenti esposizioni all’uso e, per un processo inverso a quello del tossicodipendente che diventa spacciatore, avviene che l’emarginato “spacciatore” diventi tossicodipendente.

Quello degli “invisibili” e degli immigrati più emarginati sono mondi che si affiancano e spesso si sovrappongono. L’integrazione e il recupero attraverso il lavoro è, per tali soggetti, un passaggio assolutamente indispensabile, giacché la riscoperta della personale dignità produce di per sé recupero. Queste persone hanno bisogno di applicazione e metodo in modo da poter maturare una disciplina interna ed acquisire conferme in ordine alle proprie capacità. Possono essere avviati ad attività lavorative dove si richiede un esercizio di competenze ben individuate e delimitate in mansioni verificabili, per le quali sia possibile un costante riscontro. Sono ideali per loro le attività produttive con un contenuto tecnologico proporzionato al loro livello di abilità manuale e contenuti cognitivi.

 

I DELIRANTI (5% del campione). Nella storia della droga un ruolo rilevante è stato occupato dall’intellettuale trasgressivo che, con contenuti e finalità diverse, anche nobili, ha vissuto l’esperienza della droga come potenziamento delle sue facoltà mentali, artistiche, espressive e cognitive: Freud e la cocaina, Sartre che fece ricorso alle anfetamine per il suo monumentale L’Essere e il Nulla, Boudelaire e l’hascisch, fino a molti geni musicali contemporanei. La tipologia psicologica del “delirante” raccoglie i soggetti che fanno uso di sostanze per potenziare la loro vita mentale o per coprire i disagi, anche psichiatrici, vissuti da pazienti per i quali è, spesso, necessaria la  doppia diagnosi.

Il disordinato stile di vita di tali soggetti rende più diversificata la tipologia del delirante rispetto alle precedenti. Può essere il “punkabbestia  che è sfuggito ad una madre avvolgente ed ansiosa e vive di elemosina randagio per strada insieme ai suoi cani o esercitando lavoretti saltuari, può essere il trentenne appassionato di videopoker che mette sul lastrico la famiglia, può essere la giovane anoressica che frequenta locali “cult”, oppure il giovane universitario campione di playstation. Tutti accomunati dal bruciare la loro vita mentale attraverso sostanze che su di loro hanno sempre e solo un effetto allucinogeno giacché questo è lo specifico effetto ricercato. Ciò conduce ad affrontare il problema degli effetti paradossi delle sostanze e cioè quel processo per cui sostanze uguali hanno effetti diversi in persone diverse o sostanze diverse hanno effetti equivalenti nelle stesse persone.

Per effetto allucinogeno si intende uno spettro di sensazioni visive, uditive, olfattive o semplicemente processi mentali di pensiero divergente che vengono ricercati, pur se spesso dolorosi, come acceleratori dei vissuti e come esperienze che il soggetto vuole sperimentare al fine di individuare una via di uscita, anche magica o esoterica, dalla propria condizione.  Non si tratta dello “sballo” temporaneo e situazionale ma di una incessante ricerca di via di uscita e di cambiamento di sé, attuato attraverso le sostanze, da un vissuto interiore (psichico e corporeo) talmente confuso da essere ormai insostenibile.  A tali soggetti può essere attribuibile una diagnosi di schizofrenia ma, per gli effetti paradossali delle sostanze, la sua riconoscibilità non è immediata anzi, al contrario,  in ragione della ricerca di una via di uscita dalla sofferenza appaiono incanalarsi in comportamenti  ossessivi. E’ questo il caso di soggetti che frequentano palestre ed assumono vari tipi di doping al fine di modificare la loro immagine corporea attraverso il body building. Efedrina, caffeina, pipradolo sono alcuni tra gli stimolanti più utilizzati, a fianco di questi, steroidi anabolizzanti, (testosterone), betabloccanti, diuretici, ormoni peptidici, corticosteroidi oppure doping ematico. Le problematiche dell’uso e dell’abuso di tali sostanze sono comuni a quelle del  mondo dello sport, divenuto fortemente problematico poiché in esso convivono spinte e tensioni a diverse concezioni dello sport ed a diverse economie. Le culture oscillano da quella tradizionalista purista dell'atleta apollineo e quella postmoderna dell'atleta superuomo che supera se stesso attraverso qualunque espediente e strumento, dalla medicina, alla farmacologia fino alle inquietanti ipotesi di manipolazione genetica finalizzata alla costruzione dell’atleta vincitore.

I mondi del “delirante” sono molteplici giacché la sua caratteristica specifica è quella della volontà di potenza e della autorappresentazione, ambedue ottenibili attraverso la superiorità ed il distacco dalla relazione con gli altri. Gli effetti allucinogeni per loro elettivi sono assorbiti sia dalla metabolizzazione del THC, delle anfetamine classiche o di nuova generazione, di un certo numero di psicofarmaci, fino al tradizionale acido lisergico o alla psilocibina. Nel vissuto di molti è stato riscontrato che l’effetto scatenante è stato prodotto da una originaria esperienza di effetti allucinogeni, anche lontana nel tempo, nella loro fase adolescenziale. E’ ricorrente nella anamnesi il racconto di episodi di “viaggi fuori di sé” avvenuti nel corso della loro esperienza scolastica: da alunni brillanti, intelligenti e con grandi potenzialità si sono repentinamente trasformati in ragazzi inquieti e capricciosi, conflittuali, demotivati allo studio e in progressiva confusione mentale. 

La predisposizione psicologica di taluni soggetti adolescenti li rende molto più vulnerabili di altri agli effetti destabilizzanti del consumo di sostanze psicotrope: in linea di massima appaiono come soggetti che hanno subito processo educativi oppressivi o manipolatori che li hanno resi conflittuali e testardi o ripetute delusioni e squalifiche che hanno indebolito il loro senso di identità.

I processi di inserimento lavorativo per tali soggetti debbono incentrarsi su una qualità dello stile relazionale dell’ambiente di lavoro che abbia come caratteristica essenziale il rispetto. I deliranti sono i più vulnerabili dal mobbing e l’impatto con ambienti pseudoconflittuali (dove il conflitto è mascherato con le sottili schermaglie di una sotterranea guerra di potere) è esplosivo per il loro difficile equilibrio interno. Possono adattarsi ad attività lavorative anche complesse e con alto contenuto tecnologico, dopo idonea preparazione, senza difficoltà e sono in grado di fronteggiare molteplici difficoltà purché siano presentate con lealtà e trasparenza. Non sono infatti capaci di guardarsi le spalle e, tanto più sono impegnati con dedizione nel loro lavoro, tanto cadono con facilità nelle trappole tese da colleghi senza scrupoli. Il problema è che se per altri una delusione o una squalifica comporta un dolore da metabolizzare o una ingiustizia da combattere per i deliranti significa la riapertura della confusione interiore, l’evaporazione dei fondamenti e il rinnovato precipitare nella oscillazione tra principio di realtà e volontà di potenza anche autodistruttiva.

 

Conclusioni

La ricognizione sui tipi sintetizza la grande diversificazione dei modi di uso, delle elettività psicologiche delle sostanze e dei processi di dipendenza. La prima conseguenza sarebbe quella di organizzare politiche sociali di prevenzione e recupero dalle tossicodipendenze altrettanto diversificate. L’appiattimento attuale delle risposte non può fronteggiare le molteplici sfaccettature del fenomeno tossicodipendenze. Inoltre, anche sul versante legislativo, sarebbe necessario pervenire a distinzioni più appropriate sulla pericolosità dell’uso funzionale alle tipologia psicologica del consumatore. Ciò presuppone un aumento della conoscenza sociale sulle sostanze e sulla loro funzione laddove alcune possono essere pericolissime per taluni soggetti e, allo stesso tempo, terapeutiche per altri.

Se tale obiettivo appare assai arduo da raggiungere ciò non toglie la necessità di uscire dagli steccati troppo rigidi del proibizionismo e dell’antiproibizionismo e pervenire almeno ad una saggia  diversificazione dei trattamenti e dei percorsi educativi e terapeutici. Non è vero che qualunque intervento sia efficace; si tratta invece di indagare più in profondità sugli stili di vita e sugli stili di abuso per comprendere quale programma per quale tossicodipendente, entro un range articolato di possibilità che variano dall’orientamento alla disintossicazione, dal sostegno personale alla pressione forte finalizzata al cambiamento dello stile di vita, dalla riduzione del danno alla rieducazione comunitaria, dall’intervento congiunto su tossicodipendente e famiglia all’allontanamento del soggetto dipendente dal contesto famigliare e sociale che rinforza la sua esposizione al rischio.

Allo stesso modo il processo di prevenzione, recupero e reinserimento attraverso il lavoro non è univoco in ordine al contesto di inserimento, che può essere più o meno protetto, al tipo di lavoro ed alla qualità delle relazioni sul lavoro, oltreché alle specifiche capacità di assolvere alle  mansioni di lavoro del soggetto ed alle sue necessità di formazione al lavoro.

Occorre fare attenzione che il problema del lavoro non si trasformi in un concetto omnicomprensivo a cui attribuire la ben più diversificata origine delle forme di disagio. In questo caso si cadrebbe nella costruzione di una ideologia del lavoro e della occupazione che è destituita di fondamento nei modi contemporanei di intendere e di vivere l’insieme delle attività di produzione, di scambio, di comunicazione e di costruzione di beni relazionali e sociali che caratterizzano l’azione e l’attività dell’uomo nel suo rapporto con il mondo. 

     

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RIASSUNTO

Muovendo dalla considerazione della problematicità di percorsi di prevenzione e di riabilitazione centrati sul lavoro poiché il solo lavoro non è efficace per la ricomposizione del progetto di vita dei soggetti esposti a rischio o tossicodipendenti, vengono elencate le caratteristiche tipologiche di 7 classi di modi d'uso delle sostanze, di stili di vita e di sostanze elettive per le diverse personalità in condizioni di disagio. 

A seconda dei tipi sono individuabili diversi percorsi di inserimento lavorativo sia nei settori di attività che nelle mansioni con l'individuazione dei percorsi più opportuni ed efficaci.

La ricerca ha anche mostrato come sia riduttivo pensare alle politiche sociali sulla droga polarizzandole sulla riduzione del danno o sulla repressione. Al contrario è necessario individuare, non più genericamente, alcuni percorsi tipo che hanno già prodotto buoni risultati per modellarli sulle caratteristiche psicologiche dei soggetti e sui loro bisogni educativi.    

 


RIASSUNTO

Muovendo dalla considerazione della problematicità di percorsi di prevenzione e di riabilitazione centrati sul lavoro poiché il solo lavoro non è efficace per la ricomposizione del progetto di vita dei soggetti esposti a rischio o tossicodipendenti, vengono elencate le caratteristiche tipologiche di 7 classi di modi d'uso delle sostanze, di stili di vita e di sostanze elettive per le diverse personalità in condizioni di disagio. 

A seconda dei tipi sono individuabili diversi percorsi di inserimento lavorativo sia nei settori di attività che nelle mansioni con l'individuazione dei percorsi più opportuni ed efficaci.

La ricerca ha anche mostrato come sia riduttivo pensare alle politiche sociali sulla droga polarizzandole sulla riduzione del danno o sulla repressione. Al contrario è necessario individuare, non più genericamente, alcuni percorsi tipo che hanno già prodotto buoni risultati per modellarli sulle caratteristiche psicologiche dei soggetti e sui loro bisogni educativi.    

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