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Nella provincia di Lucca sono stati effettuati 2 corsi di primo livello ed un corso di secondo livello per conduttori di gruppo ed "artigiani dell'educazione" inoltre sono state avviate attività in diverse scuole con interventi sul disagio e sulle personalità collettive di classe.

Una iniziativa particolarmente significativa è stata il corso per genitori organizzato mediante gruppi di incontro con 12 conduttori che si sono sviluppati nell'arco di 10 mesi di attività 

lucca - corso fse 2001 - 2002

130 partecipanti

EDUCAZIONE DEGLI ADULTI

PROGETTO GENITORI

 RELAZIONE FINALE

 Il progetto si è sviluppato nell’arco di alcuni mesi ottenendo l’obiettivo della crescita di consapevolezza negli adulti genitori nella prima fase di riflessione sul processo educativo dei loro figli. Tale fase, che si apre spesso quando il bambino inizia a frequentare la scuola materna, è ottimale per affrontare il tema della dialogata consapevolezza tra genitori sia perché l’aiuto ricevuto dalla scuola diminuisce la pressione e la fatica sulla vita quotidiana della costante presenza a casa del bambino, sia perché può costituire quel momento di primo distacco e cambiamento utile per una valutazione sui bisogni educativi dei bambini.

Il primo distacco infatti è la situazione ideale per consentire ai genitori una descrizione ed una valutazione sul bambino, con lo spazio mentale e fisico per poterla condurre a compimento con equilibrio.

Le domande che i genitori si pongono in questa fase sono centrali per la crescita futura del bamino e perché consentono alla coppia di ritrovarsi come coppia matrimoniale e non solo come coppia genitoriale.

Il corso si è configurato come educazione degli adulti in campo psico-educativo perché, pur non trascurando le problematiche personali degli iscritti, non ne ha fatto un semplice oggetto di counseling ma, anzi, le ha tradotte in risorsa formativa spendibile anche all’esterno della coppia.

Ciò attraverso lezioni, laboratori, gruppi di formazione e gruppi di incontro.

 Relazione sulle attività

PRIMA FASE

Per consentire un ambiente comunicativo funzionale allo sviluppo del bambino dalla seconda infanzia all’adolescenza è stato costruito un percorso di modellamento della comunicazione educativa a seconda della sua personalità e degli obiettivi educativi da raggiungere.

Sono stati affrontati  i modelli comunicativi del Rimprovero,  Incoraggiamento, Gratificazione, Tranquillizzazione,  Insegnamento, Coinvolgimento emotivo e Sostegno.

Il processo comunicativo è infatti efficace a seconda del tipo di bisogno educativo vissuto dal bambino e dal ragazzo ed il primo modello formativo si è centrato sulle comunicazione opportune a seconda dei problemi e degli obiettivi, e cioè:

Rimprovero, nelle situazioni di mancanza di responsabilità, al fine di vietare e dare regole

Incoraggiamento quando il problema è la mancanza di motivazione, al fine di far crescere l’impegno.

Insegnamento per far crescere le competenze cognitive e con esse l’autostima.

Tranquillizzazione, nei casi di eccesso di reattività e di aggressività, per far scoprire la calma.

Gratificazione  quando i soggetti vivono scarsa considerazione e bisogni affettivi di riconoscimento

Coinvolgimento emotivo per favorire l’espressività nel caso il bambino soffra di un eccesso di controllo e di ansia.

Sostegno quando la mancanza del senso del limite, il capriccio onnipotente, la sensazione di colpa, la paura di sbagliare conducono il bambino ad una condizione di forte problematicità nata dalla sensazione di non essere compreso, accettato o di essere sbagliato.

Il modello di intervento scaturiva dal riconoscimento dell’espressione delle emozioni di base (la paura - la rabbia - il distacco -  il piacere - la quiete - la vergogna - l'attaccamento) nelle diverse  fasi dello sviluppo emotivo.

Ciò conduce ad elaborare diversi possibili itinerari educativi capaci di trasmettere i valori necessari al superamento del disagio per la armonizzazione della personalità.  

SECONDA FASE

I modelli comunicativi sono i più semplici ed immediati per entrare in argomento educativo pur essendo anche il punto di arrivo di tutto il processo formativo. Nell’esperienza di questo modello di corsi si è osservato che essi sono più efficaci per consentire di entrare in argomento e per far comprendere che non esiste un unico percorso educativo ma che esso dipenda dalle caratteristiche del bambino o del ragazzo e dalle capacità e dalle caratteristiche dei genitori.

Al termine della prima fase si è visto ampliarsi il numero degli iscritti al corso, che sono arrivati a superare il centinaio. La dilatazione del numero, che dipende dall’interesse per questi temi educativi proposti in modo semplice e legato alla vita quotidiana, ha però subito un progressivo ridimensionamento quando la formazione si è spostata sulle caratteristiche personali dei genitori e sull’interpretazione dei copioni di comportamento nei confronti dei figli. Chi pensava di aver trovato conferme alla propria “ideologia educativa” (es. “i figli vanno rimproverati” oppure “i figli vanno capiti”, atteggiamenti contrastanti,  spesso, all’interno della stessa coppia genitoriale) ha preferito non frequentare più per non mettersi in discussione. Per contrastare questo processo di “abbandono” sono state previste e messe in atto tre contromisure: la somministrazione del questionario di artigianato educativo, la costruzione dei laboratori di incontro, la attuazione di un laboratorio di discussione avanzato.

Il questionario di artigianato educativo è uno strumento che consente di mettere in luce le caratteristiche della propria personale personalità di educatore, consente di compilare un grafo e di interpretarlo in gruppo. Tutti i partecipanti lo hanno compilato e molti sono rimasti all’interno del corso e dei gruppi proprio al fine di ricevere indicazione sui loro modelli di comportamento. La curiosità aiutava la partecipazione soprattutto da parte di quei genitori più dotati intellettualmente e, spesso, più fermi nelle loro convinzioni educative e meno permeabili ad una riflessione di conferma o modellazione del loro atteggiamento.

I laboratori di gruppo di incontro sono stati il cardine operativo dell’intero processo di formazione; in essi le persone si sono conosciute, hanno condiviso i loro problemi, hanno compreso la differenza dei loro atteggiamenti ed hanno messo in atto, sperimentandoli insieme ad altri nuovi modo di dialogo e di intervento, sui figli. Tali laboratori sono stati mensilmente supervisionati in modo da affrontare tutti i problemi emersi, discutere delle proposte educative rivolte ai genitori (i compiti) ed osservarne gli effetti.

 Il laboratorio avanzato, gestito direttamente dallo scrivente, ha avuto la funzione di aiutare i genitori che proponevano tematiche più difficili e complesse, raccogliere tutti coloro che avrebbero altrimenti abbandonato, ascoltare i singoli e costruire progetti ad hoc sulla personalità di ciascuno. Il laboratorio avanzato non ha escluso la partecipazione agli altri laboratori ma è stato impostato con il massimo  possibile di fluidità. 

Nella seconda fase si è raggiunto l’obiettivo di approfondire l’analisi delle personali caratteristiche dei genitori, le abilità e le mancanze e di progredire nello  sviluppo della maternità e della paternità.

Spesso le difficoltà di approccio educativo sono prodotte da ostacoli personali negli adulti che hanno impedito il pieno sviluppo della maternità e della paternità. A questi temi è stata dedicata la parte più rilevante della seconda fase con riflessioni intorno alle domande emergenti più significative sulla MATERNITA’:

L'attaccamento: Nessuno potrà mai amarlo/a più di quanto non lo amo io. Comprenderlo più di quanto non lo comprendo io, sentirlo/a più di quanto non lo senta io.

-         Il mammismo è un percorso psicologico o è frutto della cultura?

-         L'incapacità di superare la maternità biologica può essere un ostacolo alla maternità psicologica e sociale?

-         L'amore materno è per i propri figli o per i figli?

L'ansia: So di poter essere "tutto" per mio figlio/a e che non ci potrà mai essere nessun altro in grado di essere qualcosa di più.

-         Cosa significa attenzione e cura?

-         Perché la paura non può essere una buona consigliera?

-         Cosa vuol dire saperlo guardare da lontano?

La protezione: Mio figlio/a si meritava di più (nella vita, nel lavoro, nei confronti del partner) ed io non posso nemmeno dirlo a lui ed a tutti

-         Quando la protezione diventa oppressione?

-         Quando la protezione rischia di inibire il coraggio?

-     Come imparare a incoraggiare davvero?

La liberazione: La mia realizzazione come donna sarà solo nel generare figli con cui stabilire un contatto mentale, intellettuale e culturale che mi appaghi.

-         In cosa consiste il rifiuto di essere madri?

-         Dov'è il punto di confine tra  non riuscire ad avere figli e intimamente non volere avere figli?

-         Esiste una maternità subita e una maternità liberante?

Il compiacimento: Un bacio tenero, molto tenero, ancor più tenero … diventa languido…

-         Fin dove può spingersi l'emotività affettiva materna nei confronti dei figli?

-         Dove finisce l'attrazione gioiosa e dove comincia un coinvolgimento innamorante?

La distanza  materna: Ma io amo davvero mio figlio? Cosa sono infine i sentimenti che nutro per lui? Come mai non mi entusiasmo come le altre madri? Le altre madri sono "fanatiche" dei loro figli o sentono qualcosa che io non sono in grado di sentire?

-         Dove si deve fermare la tranquillità fiduciosa verso un figlio?

-         Quali possono essere i segnali oggettivi che mobilitano verso un intervento educativo?

Il sostegno: Sarò capace di accogliere mio figlio anche se dovesse essere... 

-         Come considerare i limiti ed i difetti dei  figli?

-         Quali sono le aspettative legittime nei loro confronti?

 

E sulla PATERNITA'

La stima di sé: Sarò capace di dare a mio figlio le condizioni per vivere?

-         Come si costruisce la stima di sé come padre?

-         Dare il proprio cognome è riconoscimento e sostegno?

L'indifferenza: "Ma a me importa davvero di mio figlio o non me ne importa nulla, anzi la sua presenza ha disturbato la mia vita?"

-         Cosa vuol dire gustare in pace le emozioni sentite verso il figlio, senza svenevolezze e luoghi comuni?

-         La formazione affettiva del padre verso i bambini è più tardiva dell'immediato attaccamento della madre?

-         E' più importante essere coppia o essere genitori?

L'angoscia: Mio figlio potrà mai avere un futuro positivo in ragione delle mie colpe che ricadono su di lui?

-         Cosa vuol dire insegnare ai figli che la vita è bella?

-         Cosa vuol dire conoscere quali sono i piaceri veri della vita e come sapere quali sono i veri e i falsi piaceri della vita?

Perdita e ritrovamento: Perché voglio bene a mio figlio? Voglio davvero bene a mio figlio? Voglio bene a mio figlio perché è mio figlio o perché voglio bene a lui come persona? Gli vorrei bene anche se non fosse mio figlio?

-         C'è paternità solo in presenza di un figlio?

-         Si diventa liberi lasciando liberi?

La protezione: Se io ho così tanta paura di una vita e di un mondo di così grande ingiustizia, avrò la forza e il coraggio di impegnarmi e di rischiare se mio figlio avrà bisogno di me?

-         Il senso dell'impegno del quotidiano non è iper protezione e sostituzione ma è vigilare e insegnare a difendersi

-         Come si trasmette il coraggio?

Il dubbio: I dubbi e gli scrupoli che mi torturano sul rapporto da tenere con mio figlio mi conducono a fare delle scelte sbagliate? Forse dovrei essere un padre più deciso e mascolino?

-         Qual è il punto di equilibrio nel senso di responsabilità? Ansia e fiducia

-         Come dare  sicurezza e  presenza nei momenti critici?

L'accettazione: Quali sono i processi che determinano l'accettazione di paternità?

-         Cos'è l'attaccamento paterno?

-         Dopo il parto ho visto mia moglie diversa?

 

Il percorso di lavoro è stato organizzato attraverso lezioni e discussioni di gruppo.

 

TERZA FASE

A questo punto del lavoro il gradimento del corso è giunto al punto massimo e la partecipazione si è stabilizzata esprimendosi in un clima molto vitale, attento e recettivo sia nel corso delle lezioni che negli incontri di laboratorio di gruppo. Il passaggio formativo richiedeva di affrontare una questione

difficile ma rilevante e cioè la relazione nella coppia.

Il tema doveva però essere sviluppato evitando di acuire le eventuali crisi di alcune coppie senza però sottovalutarle e, contemporaneamente, di  far soffrire ancor di più coppie separate o in fase di separazione, peraltro numerose tra i partecipanti, oppure, ancor più gravemente, passare sotto silenzio il problema come se la psicologia o la pedagogia non fossero oggi in grado di fornire delle risposte. Il percorso di lavoro è stato allora organizzato mirando a costruire una analisi delle relazioni critiche interne alle coppie ed alle famiglie partendo dall’osservazione che le crisi sono un processo naturale, assumono forme di verse ed esistono diversi strumenti per superarle. La possibilità di superarle è dunque legata alla consapevolezza del tipo di crisi ed alla individuazione e messa in atto di idonei strumenti per quello specifico tipo di situazione critica.

L’agire comunicativo mirato all’intesa ed alla regressione del conflitto assume significati diversi a partire dal diverso tipo di relazioni critiche.

Nel corso della terza fase i partecipanti hanno discusso sulle reazioni personali che hanno vissuto quando si sono trovati di fronte ad episodi di equivoco, insofferenza, delusione, logoramento, evitamento, fastidio ed incomprensione e sugli strumenti in loro possesso attraverso i quali sono riusciti a produrre momenti di riconoscimento, dialogicità, disponibilità, integrazione, complementarità, mediazione, incontro.

In sintesi i partecipanti hanno affrontato, anche attraverso la partecipazione ai gruppi di incontro i rapporti che intercorrono tra le seguenti relazioni di affinità e di opposizione:

·        EQUIVOCO                       RICONOSCIMENTO

·        INSOFFERENZA              DISPONIBILITA'

·        DELUSIONE                      COMPLEMENTARITA'

·        LOGORAMENTO              INCONTRO

·        EVITAMENTO                    DIALOGICITA'

·        FASTIDIO                           INTEGRAZIONE

·        INCOMPRENSIONE          MEDIAZIONE

Il concetto di personalità collettiva famigliare descrive quel carattere di un gruppo famigliare che scaturisce dalla prevalenza di alcune relazioni, oppositive o di affinità, tra i membri che lo compongono.

Ciascun individuo può avere diversi copioni a seconda delle relazioni che innesca con altri individui  e, al tempo stesso, le diverse relazioni lo spingono a superare i suoi copioni stabilizzati di comportamento.

Le diverse disposizioni relazionali, positive o critiche, si esplicitano nelle routine e nelle regole di ogni singola. Tali rituali più tipici sono inerenti a:

- come fare la spesa, chi la fa?- mettere in ordine: biancheria piatti attrezzi - il bucato e distendere - pulizia quotidiana di casa (ritmo e metodo) stile - pulizia periodica - cucinare: cosa, come, quanto (cibi vietati e cibi desiderati) ciclicità dei cibi - rotture e inconvenienti domestici - metodo nella manutenzione degli oggetti e della casa - gli acquisiti importanti - l’economia della famiglia.

Il clima famigliare si colloca attraverso particolari utilizzazioni degli spazi per - parlare - guardare la tv - studiare - leggere e/o leggere il giornale - telefonare

e dei  tempi per - alzarsi - fare colazione - uscire per il lavoro o per la scuola - cucinare - pranzare - tornare a casa - il gioco - le discussioni - cenare -andare a dormire.

Sono inoltre molto importanti le modalità di trascorrere - le vacanze - il Natale - la Pasqua - i fine settimana e le persone con cui si attua la maggior frequentazione - i nonni - i vicini di casa - gli zii - gli amici.

Le tipologie famigliari scaturiscono dall'osservazione di tali comportamenti nel percorso del ciclo di vita (dalla coppia innamorata agli anziani coniugi con i figli che hanno ormai abbandonato il nido). Ad ogni fase della storia famigliare corrispondono diverse tappe evolutive del rapporto tra persone ed, ad ogni fase, si adatta una tipologia famigliare che può riuscire a superare gli elementi di crisi o rimanere bloccata sulla ripetizione di comportamenti involuti.

Ogni fase del ciclo di vita famigliare è una tappa del percorso di maturazione verso comportamenti relazionali più ricchi, articolati e complessi. Nuovi equilibri si formano nella dinamica di superamento dei vecchi modi di azione reciproca limitati e penalizzanti.

Il cambiamento può dar origine a modelli positivi o modelli critici e disequilibrati. Per questo motivo i termini che designano e descrivono le famiglie sono presentati a coppie:

Famiglia oppressiva/protettiva; famiglia antagonista/difensiva; famiglia comunicativa/atomizzata; famiglia effusiva/appariscente;  famiglia astenica/pacifica; famiglia rassegnata/comprensiva; famiglia invischiata/affettiva.

Nel corso della terza fase sono state analizzate le seguenti relazioni di opposizione e le loro conseguenze:

INSOFFERENZA: si verifica quando due o più persone oppongono costrutti articolati di comportamento. Ad esempio uno è ordinato, preciso, metodico, ripetitivo, l’altro è  confusionario, vago, innovativo e creativo. Si è insofferenti nei confronti dell’orientamento complessivo dell’altro. “Non si può sempre improvvisare!”, dice l’uno e l’altro fa eco: ”Tu vuoi fare sempre le stesse cose!”. La presa di coscienza dell’insofferenza si accompagna alla spiegazione delle tensioni, rabbie, aggressività o depressioni  da tempo interne alla coppia e sempre più frequenti e minacciose. 

RISENTIMENTO E LITIGIO

DELUSIONE: si impianta stabilmente quando due persone avevano interpretato, illudendosi, il comportamento dell’altro in sintonia con le proprie aspettative. La delusione può manifestarsi  improvvisamente, a seguito di un tradimento o di un inganno, ma essa cresce lentamente in piccole esperienze poco percettibili. La delusione prende forma attraverso il dubbio non esprimibile e non chiarificabile, diventa negativa certezza, deprimente ed angosciante, e conduce al disorientamento ed alla ricerca di sublimazioni dei desideri inappagati.

TRADIMENTO

LOGORAMENTO: è frutto di una relazione che, a fronte di attese diverse dal solito menage,  si esprime in un sequenza di manifestazioni effusive estemporanee, appariscenti ed estetizzanti,  “sopra le righe”, ma poco chiare e troppo superficiali per essere introiettate come parte stabile e confermante della cultura e delle tradizioni della coppia. Si avverte attraverso l’angoscia esistenziale o l’emersione di comunicazioni isteriche a cui non viene dato alcun feed back.

INDIFFERENZA DEI SEPARATI IN CASA

EVITAMENTO:  la differenza tra sensibilità ed emotività consiste nella diversa profondità interiore raggiunta da un vissuto. La persona sensibile viene invasa dalle emozioni che sperimenta, la persona emotiva reagisce con immediatezza nel suo comportamento esteriore senza assorbire in profondità le emozioni vissute. La persona sensibile si presenta come inibita e impacciata, la persona emotiva appare disinibita. L’evitamento nella coppia è conseguente all’impossibilità di condividere vissuti emozionali simili, ma diversamente assimilati, e produce una distanza di indifferenza tra i due.

SEPARAZIONE

FASTIDIO: è la percezione di gesti, modi di fare, odori, rumori, sapori, immagini emanati da una persona nei confronti della quale si ha una reattività di rifiuto “a pelle”. Si accompagna con forme di rassegnazione o di sopportazione dell’altro. Il fastidio nella relazione aumenta o diminuisce in funzione della distanza relazionale tra i membri della coppia: il fastidio compare quando la distanza relazionale si fa più intima.

RIFIUTO

INCOMPRENSIONE: è l’incapacità di trovare il senso del comportamento che l’altro mette in atto. Sebbene sia chiaro ed evidente ciò che l’altro fa e perché lo fa, i membri della coppia non ne condividono il senso. Ciascuno non capisce come mai l’altro non capisca che ciò che egli fa non è quello che si deve fare in quella circostanza. Il confronto è sterile perché ciascuno pensa: “Possibile che non capisca che…?”. L’incomprensione è tipica delle coppie in cui non collimano le priorità, i valori e le concezioni e, pertanto, si struttura IN ESSE  l’impossibilità di condividere metodo e scopo dei comportamenti, si eleva il livello di controllo ed osservazione del comportamento dell’altro e si depotenzia l’affettività reciproca.

PERVERSIONE VIOLENZA

EQUIVOCO: c’è equivocità nei comportamenti di due persone quando le azioni non sono sinergiche ed orientate allo stesso fine o, se orientate allo stesso fine, sono svolte in modi e tempi diversi. Non c’è intesa nella realizzazione di attività ed impegni e nell’espressione delle energie riversate lungo binari che non si incontrano mai. Una coppia si trova a vivere una situazione equivoca quando al suo interno non c’è un’intesa stabile ed una configurazione definita, frutto di scelte comuni e concordate. L’equivoco conduce alla caduta della fiducia, alla diffidenza, al controllo sul comportamento dell’altro finalizzato alla soddisfazione dei propri interessi egoistici. 

COAZIONE A RIPETERE

 E le corrispettive relazioni di affinità che possono condurre al superamento del conflitto:

DISPONIBILITA’: è una relazione di dono reciproco gradito dall’altro perché opportuno nei modi e nei tempi. Per questo motivo la disponibilità dell’uno sazia il bisogno dell’altro. La disponibilità infatti è una potenzialità che si trasforma in atto non appena ne venga intuita dall’uno la richiesta (magari nemmeno espressa verbalmente) dell’altro. La reciprocità non è determinata dallo scambio di doni equivalenti ma dalla scelta di dare il “meglio di sé” e dalla consapevolezza che l’altro stia dando il “meglio di sé”.

La disponibilità è l’antidoto dell’insofferenza perché non valuta la adeguatezza del comportamento ma la sua intenzione.

PASSIONE E TENEREZZA

COMPLEMENTARITA’: nasce dalla consapevolezza che l’uno farà le cose che non possono essere fatte dall’altro. Si fonda sulla serena accettazione delle caratteristiche di ciascuno e sulla naturale scoperta che l’altro abbia fatto esattamente ciò che c’era bisogno di fare o che si era proposto proprio come era utile e necessario. Lo sfondo della complementarità è la tranquillità e il realismo.

La complementarità è l’antidoto alla delusione perché non formula aspettative fantastiche sul comportamento dell’altro e non conduce ad illusioni.  

GUSTO DEL PASSATEMPO

INCONTRO: si manifesta con lo stupore di aver trovato nelle potenzialità dell’altro ciò che manca a ciascuno. Un incastro tra chi trova qualcuno per cui lottare e chi trova qualcuno che lo protegge, tra chi orienta le azioni e chi le riempie di coraggio.

E’ l’antidoto del logoramento perché presuppone la assoluta diversità dell’uno dall’altro, compresa l’estraneità dei modelli mentali e degli schemi d’azione, ma impegna in un rapporto per cui tale diversità dell’altro è una potenza a cui ciascuno può attingere.

UNITA’

DIALOGICITA’: un dialogo è possibile quando ci sono cose da dire e c’è un contesto in cui possono essere dette. La coppia dialogica riesce a discutere di ogni cosa, senza litigare o disperdere la relazione e senza allontanarsi l’uno dall’altro. Anche di fronte agli atteggiamenti o alle opinioni più divergenti riesce infatti a distinguere tra parole e fatti e a coniugare l’affetto con la stima.

E’ l’antidoto all’evitamento perché ciascuno si mette in gioco senza tensioni e le persone né esprimono emozioni impressionanti né si lasciano ferire da manifestazioni appariscenti.

PACE E TOLLERANZA

INTEGRAZIONE: è la perfetta organizzazione del gioco delle parti, dei compiti, delle funzioni e dei ruoli. Vi è integrazione quando nessuno travalica o tradisce le aspettative che l’altro aveva riposto su di lui: le aspettative in gioco nell’integrazione, in quanto già oggettivate a priori e non debordanti gli schemi, valorizzano il contributo di ciascuno.

L’integrazione è l’antidoto del fastidio perché quando le identità sono rispettate, è possibile distinguere le parti di ciascuno che si possono sovrapporre all’altro, in un coinvolgimento intimo, da quelle parti che richiedono maggior distanza relazionale se non reciproco isolamento. La relazione di integrazione costruisce infatti una chiara e definita struttura del rapporto

PRODUTTIVITA’ ED EFFICIENZA

MEDIAZIONE: la mediazione consiste nel trovare un accordo che non implica la piena sovrapposizione al vissuto altrui ma la semplice moderazione nel rifiuto o nella accettazione incondizionate. La mediazione costruisce un senso comune perché negoziando sulla quantità di energie necessarie per accomunarsi nell’ottenimento di un fine, modera gli eccessi e stimola le carenze individuali nel rispetto dei personali modi di essere.

E’ l’antidoto all’incomprensione perché negozia i significati e libera dal controllo reciproco. Il blocco dell’incomprensione viene superato dall’azione verso qualche fine. L’attività permette di trovare e dare un senso a ciò che si fa, attraverso l’individuazione di quelle parti su cui si può negoziare.

ACCORDO

RICONOSCIMENTO: il riconoscimento è quel processo in cui l’uno scopre nell’altro gli stessi suoi vissuti, anche se il percorso di scoperta è assolutamente differente. L’uno perviene al riconoscimento attraverso un processo intuitivo, capisce cioè cosa voglia dire ciò che l’altro vive, l’altro sente e fa propria l’onda emotiva che muove il primo e la fa sua. 

E’ l’antidoto dell’equivoco in quanto permette la comprensione profonda dei movimenti interni, delle aspirazioni, dei sogni e dell’incontro dei valori di ciascuno.

COMPRENSIONE APPAGANTE

 Il lavoro di ricognizione sulle comunicazioni e sulle relazioni è stato concluso attraverso la compilazione di un secondo questionario sulle relazioni attraverso il quale le singole famiglie hanno ricavato le conferme del lavoro effettuato all’interno della coppia e sulla singola persona.

Dalla ricognizione dei test si è reso evidente il processo di crescita e di cambiamento delle persone e il test può essere considerato una strumento di verifica del percorso effettuato da tutti i partecipanti.

Gli elementi più significativi della verifica possono essere letti dal processo di interiorizzazione di alcuni valori i cui più significativi sono riconducibili alle virtù educative necessarie a condurre verso quegli atteggiamenti base dell’artigianato educativo oggetto della prima parte del corso.

Infatti per riuscire a tranquillizzarsi ed a sviluppare capacità espressive superando le introversioni, le ansie, le chiusure e gli equivoci è necessario diventare calmi e coinvolgenti; per fermare l’insofferenza, l’aggressività e le tensioni è necessario saper sostenere e saper fare calma; per vincere la delusione e l’eccesso conseguente di elaborazione mentale c’è bisogno di gratificazione, di affetto e di sostegno; per vincere il logoramento, la volubilità e l’incoerenza occorre saggezza, rimprovero, gratificazione e   affetto; per superare la demotivazione e l’evitamento bisogna avere energia e saggezza; per superare il fastidio, la scarsa autostima e la vergogna devono crescere comunicazioni di apprezzamento, di insegnamento e di coraggio; per superare l’incomprensione e i bisogni affettivi conseguenti occorrono atteggiamenti intelligenti e, coinvolgenti.

La verifica di tali disposizioni ha fatto emergere lo sviluppo di un quadro valoriale significativo costruito nel corso dell’esperienza di formazione a cui sono pervenuti tutti i partecipanti avendo appreso il significato e le modalità per raggiungere gli obiettivi della crescita personale nella direzione della responsabilità, impegno, libertà, generosità, pace, sacrifico e fedeltà.

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