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CAMPITELLO MATESE 

Il viaggio inizia a Campitello Matese con la nascita di importanti amicizie tra Vincenzo, Loreto, Emanuela, Lorenzo, Antonietta, Marta, Fabrizio, Flavio, Antonio, Alessia, Alessandro, Donato, Laura, Sara, Francesca, Alessia, Dario, Virginia, Mariangela, Paolo, Luigi, Federica, Valentina, Giulio, Ivano, Michele, Luca, “House”, Giuseppe, Biagio, Antonio, Marco, Sara, Vania, Monica, Danilo, Federica, Domenico.

Questa nuova amicizia ha preso forma in un incontro di due giorni dedicato alla formazione dei responsabili della consulta.

Il personale dell'albergo che ci ospita  è abituato alle comitive di giovani che, per varie ragioni, si riuniscono a Campitello. Le solite preoccupazioni ma l'ambiente è sereno e c'è voglia di fare.

La preoccupazione che l'incontro possa trasformarsi nella solita confusione della gita scolastica lentamente svanisce.

Il primo tema affrontato è la conoscenza tra di noi. Un grande cerchio in cui ciascuno si presenta e presenta la sua scuola. In breve emerge la prima questione: le assemblea di istituto non funzionano da nessuna parte.

E' giusto che continuino ad esserci o vanno abolite?

La provocatoria domanda ci porta a lanciare la sfida di far funzionare le assemblee e almeno 10 partecipanti aderiscono all'idea di formare un gruppo di discussione per studiare come si può fare a far riprendere quota ad un importante strumento della democrazia scolastica che ha ormai perso significato e importanza. 

La discussione però non è omogenea e i disturbi e le interruzioni pongono il problema: Se non sappiamo discutere qui come faremo a discutere in assemblea?

Il tema è dunque nel vivo e il gruppo di discussione sceglie anche di darsi una metodologia di conduzione del gruppo.

Il secondo tema nasce nel momento in cui arrivano alcuni ritardatari. Vengono fatti sedere e, nonostante la discussione fosse avviata bene, si ricomincia da capo. Accogliere significa mettere le persone a loro agio, raccontare quanto è successo, informare sui problemi affrontati. Cosa significa una scuola che accoglie? Il primo giorno di scuola cosa succede? Ecco che prende forma il secondo tema e subito connesso a questo il tema dell'accogliere in classe.

Accoglienza e star bene in classe sono i temi di due altri gruppi di lavoro a cui si aggiunge un terzo quello dell'orientamento verso il percorso più appropriato di studi e di lavoro.

I temi sono forti ed impegnativi e tutti sentono la necessità di essere maggiormente preparati e di comprendere meglio come muoversi, che contributo dare, quali i pregi e le caratteristiche personali su cui fare leva.

E' il momento di compilare il QUESTIONARIO DI ARTIGIANATO EDUCATIVO  e di cominciare, nel concreto, un lavoro orientativo che possa far comprendere a tutti i ragazzi il significato dell'orientamento. E poi, nel corso dell'intera serata, colloqui uno dopo l'altro, con tutti. 

C'è poi la notte. Vivere la notte.   Il momento più temuto.

La serata si presenta bella; Lorenzo, Emanuela e  Marta propongono un gioco di ruolo "I vampiri" che si protrae fino a tardi. Poi, quando si decide di andare a letto, prevale la spinta alla confusione. Alcuni escono, fanno un po' di confusione, poi ancora un po' di più, poi esagerano e... finiscono a rompere alcuni bidoni della spazzatura.

Il giorno dopo dovremo ripagarli. Perché succede questo? Perché è ricorrente nelle occasioni di incontro tra ragazzi che qualche guastafeste rovini il clima che si è creato?

Tutto dipende dalla scarsità di occasioni che i giovani hanno di stare insieme in modo costruttivo e propositivo e dalla pochezza delle indicazioni su cosa voglia davvero dire divertirsi. Il guaio è davvero di poco conto ma, nel discutere della cosa con gli operatori presenti, si decide di essere duri e pesanti. Provocarli e "tritarli"!

Mai scelta si è rivelata così produttiva. 

Il giorno dopo si inizia con un'aria dura e pesante. Alcuni si lamentano che "per colpa di pochi si rovina sempre tutto". Altri si defilano, l'atmosfera è di impaccio e di tensione. Poi il primo colpevole si dichiara. E' tenero nella sua ammissione. Dice che lui fa sempre finta di essere un duro ma che sta vivendo un momento difficile. L'aria cambia. Un altro prende la parola e lo giustifica. Un altro si assume lui la colpa. Un altro ammette di aver bevuto un po' di più. Un altro dice che "è girato del fumo!". E' bello che l'ipocrisia sia finita e che la verità del vissuto di tanti ragazzi venga alla luce. La discussione si fa vera.

E l'amicizia prende forma.

"Serve che ci sia più amicizia tra noi. Dobbiamo fa crescere l'amicizia".    "Se non fosse stato per marco che mi ha fermato, forse avrei fatto di peggio!" "Sono contento di essere qui perché mi sento di poter parlare come tra amici!" "I giovani non sanno bene cos'è l'amicizia." 

La storia del progetto amicizia è nel senso di queste parole a Campitello Matese. 

 

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A Termoli con l’intervento nei gruppi d’incontro sull’amicizia dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze,  inizia la nostra prima mattinata di lavoro. Nel pomeriggio ci incontriamo con i ragazzi incuriositi dallo sviluppo dell’attività sulla gestione delle assemblee iniziata nella tarda mattinata in plenaria, e proponiamo anche ad essi le riflessioni dei gruppi mattina. La risposta è immediata, i ragazzi si offrono di proseguire la discussione accendendo nuovi gruppi d’incontro che proseguiranno l’attività anche dopo la nostra partenza.

Ci trasferiamo a Campobasso. Al liceo scientifico assemblea sull’amicizia.

 

La partenza è stata in salita: sembrava impossibile poter catturare l’attenzione. Poi il microfono volante ha scoperto i gruppi in giro per la città, di soli ragazzi, di sole ragazze, misti. Gruppi aperti e chiusi. L’intervista ha permesso agli studenti presenti di sapere chi sono, dove si ritrovano, che abitudini hanno con i loro amici e cosa di solito fanno quando escono in compagnia.

Nel pomeriggio gruppi d’incontro. Ci ricorderemo con il sorriso sulle labbra la sorpresa nel vedere uno sparuto manipolo di audaci che si guardava intorno chiedendosi ”ma siamo così pochi?” a cui si aggiungevano progressivamente, a gruppetti o  singolarmente, sempre più ragazzi e ragazze fino a che il gruppo di 45 ragazzi circa, si è dato la forma del cerchio. Considerato l’alto numero abbiamo formato due gruppi. Nell’incontro nascevano questioni; i ragazzi si mettevano alla prova tra di loro per capire che qualità ha la vera amicizia e la forza delle relazioni nel loro gruppo.

 

La mattina successiva, dopo che ognuno era riuscito a raggiungerci nonostante le difficoltà incontrate, abbiamo iniziato il lavoro di formazione per la somministrazione dei questionari nelle classi sull’amicizia. Divisi in gruppi, si sono armati di coraggio e di tecniche appropriate e sono partiti.

Non è stato facile, hanno dovuto lottare contro i demotivatori, liberarsi dalle derisioni riconoscendo il valore di fare una cosa in cui credevano, risolvere al momento le difficoltà che diventavano ostacoli, e superare ognuno le personali inibizioni e condizionamenti.

I questionari ben compilati e la riflessione sulle loro esperienze, sono stati il frutto dalla dura mattinata di impegno.

Al pomeriggio un gruppo d’incontro, denso di vissuti e capovolgimenti interni: hanno toccato sé stessi.

 

All’Istituto Tecnico assemblea interscolastica in una giornata piovosa e lenta. Il gruppo di lavoro insieme ai ragazzi venuti dalle scuole in cui eravamo stati è sulla presentazione dei questionari e sul significato del percorso intrapreso.

Nel pomeriggio continuano i gruppi di incontro e di lavoro allo scientifico.

 

 

A Vinchiaturo ci siamo ritrovati una giornata con i vecchi amici delle consulte di Campo Basso e Isernia ed i nuovi delle scuole di Campobasso.

Si sono conosciuti e si sono raccontati le esperienze appena fatte o passate poi gruppo di lavoro sui test da proporre in tutte le scuole del Molise, sulla preparazione della giornata dell’amicizia di giugno (che poi non  c’è stata per motivi tecnici), e sulla produzione di frasi significative che avremmo voluto far circolare nelle scuole sull’amicizia tra alunni e docenti.

 

Isernia. L’assemblea alle magistrali è iniziata con un diffuso brusio che ha un po’ alla volta preso forma e localizzandosi in tre zone. Ancora una volta, parlare ai giovani di amicizia e di innamoramenti è qualcosa che produce tensioni, rumori (interni ed esterni) e stridenti dissonanze. Riuscire a prenderli è faticoso, ma al pomeriggio abbiamo la conferma di averli coinvolti: al gruppo d’incontro giungono circa 40 studenti. Anche qui apriamo la riflessione sull’amicizia, la discussione si sviluppa con maggior disinvoltura, anche se un’intera classe rimette in discussione tutta la sua struttura di relazione.

 

 

Venafro è un paese difficile, ti senti il fiato sul collo, ti senti osservato e appena giri la testa non vedi nessuno. Alla mattina affrontiamo l’assemblea di istituto dove vengono fuori cle difficoltà comunicative di una scuola quasi oppressa da alcuni gruppetti. Durante il gruppo del pomeriggio sono venute fuori storie di vita vera piene di dolori, lutti incomprensibili. Abbiamo sostenuto, compreso, incoraggiato. Alla fine i ragazzi sono partiti felici di aver trovato un momento per sé e per parlare finalmente. Altri invece sono riusciti a venire fuori dal gruppo e dai condizionamenti che li chiudevano in sé stessi.

 

 

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