(tit

 

ai a: home | fine pag

 Produttività Ricerca Empowerment Organizzazione Selezione

FONDAZIONE CESAR

 

RICERCA “IL DISAGIO SOCIALE A GROSSETO”

 

 

La definizione di disagio da cui muove la ricerca è essenzialmente di tipo relazionale ed esso è definito come prodotto del “modificarsi delle strutture sociali” con la “conseguenza di una maggiore complessità nelle relazioni, dell’aumentare delle molteplici trasformazioni e diversità che portano difficoltà di gestire le nuove e frammentate esperienze delle persone” (pag 4). Su questa base la ricerca presenta le articolazioni del disagio degli anziani, dei giovani, dei bambini, delle donne, degli adulti, degli stranieri e dei diversamente abili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

·        Il contributo della rete di associazioni del territorio grossetano, descritto come unificato nella rete dell’Altra Città” viene presentato come un fenomeno organizzato e capace di molteplici risposte anche a livello culturale. Questa rete potrebbe fornire importanti risposte ai cittadini attraverso lo sviluppo di processi di counseling relazionale tendenti a far meglio emergere le soggettività ed orientare verso il superamento del disagio relazionale ed esistenziale.

 


 

[1] In questa ottica può essere visitato quel passaggio della ricerca in cui viene detto (pag 18) “Inoltre, non di rado, le famiglie di origine delle donne maltrattate, a conoscenza del problema, si disinteressano del fatto accaduto lasciandole sole ed in una condizione di emarginazione. Il fenomeno è diffuso in maniera trasversale e tocca tutte le classi sociali, dalla medio-bassa alle classi più alte ed adagiate. Sembra contraddittorio, a tal proposito, affermare che sono proprio le donne di appartenenza a classi sociali meno benestanti quelle che si rivolgono maggiormente ai centri anti-violenza mentre la vergogna è il freno inibitorio più diffuso nelle donne appartenenti alla, cosiddetta, alta società. L’identikit del maltrattatore descrive una persona che può aver subito traumi infantili, insicuro e fragile, con una bassa considerazione della donna vista come oggetto da possedere e, quasi mai, riconosce di avere un problema e dover cercare aiuto per risolvere il proprio disagio”. E, più avanti (pag 19) . “La donna maltrattata reagisce se e quando scopre il tradimento del suo uomo. Quasi come una sorta di vendetta, e non di stima verso se stessa, la vittima preda della rabbia tende a diffondere la condizione di malessere della sua famiglia”.