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Restart I e II e New-Restart I e II

L’obbligo formativo a misura di ragazzo

 

Nel momento in cui abbiamo accettato l’incarico per la gestione e la progettazione dei corsi per apprendisti in obbligo formativo sapevamo molto bene che la sfida da vincere sarebbe stata molto dura e faticosa, e che avremmo potuto vincerla solo se saremmo stati capaci di “fare scuola senza farne”.

I ragazzi dell’obbligo formativo sono infatti scappati da scuola qualche anno fa per i più svariati motivi, ma sicuramente perché a scuola non stavano bene. E sicuramente, già obbligati a partecipare alle attività, non hanno nessuna voglia di dover seguire lezioni scolastiche o di fare compiti ed esercizi.

Dovevamo poi aggiungere la necessità di costruire un modello di intervento esportabile e riproducibile, ma che potesse entrare in relazione con il gruppo, e si caratterizzasse con una forte capacità di adattamento a gruppi differenti.

Pertanto, l’unico approccio che potevamo utilizzare con successo era sperimentare dei modelli didattici narrativi e modalità di lezione e gestione d’aula “non scolastiche”, che ci permettessero di insegnare nozioni importanti di inglese, matematica informatica et similia, senza che i formandi si sentissero a scuola, affiancando ad esse un’iniziale analisi dei bisogni educativi e relazionali che ci permettesse di individuare nel giro dei primi due giorni di attività, le linee guida della progettazione.

 

Nella prima fase di analisi, oltrechè dei dati derivati dall’osservazione diretta dei gruppi, ci siamo avvalsi di alcuni strumenti: il questionario di analisi del temperamento individuale, il questionario di analisi del clima relazionale e il questionario sulle competenze in entrata e l’intervista sulla storia personale.

Mediante l’utilizzo di questi strumenti, potevamo analizzare le individualità e confrontare le potenzialità del gruppo latente con le caratteristiche effettive del gruppo manifesto (derivante dall’analisi del clima relazionale secondo il modello di lavoro di “Prevenire è Possibile”), altresì eravamo in grado di avere alcuni dati orientativi sulle conoscenze e capacità che i ragazzi possedevano, e sulla base di questi dati impostare lo stile comunicativo e relazionale necessario e scegliere le materie meno conosciute e gli argomenti che più potevano interessare i ragazzi. Nel questionario infatti sulle competenze, si mettevano in luce anche gli interessi personali, in maniera tale da poter meglio scegliere gli ambiti di narrazione in linea con le loro esperienze ed i loro interessi.

 

GLI STRUMENTI UTILIZZATI                                      ALCUNE FOTO                                      I PENSIERI DI UN PROFESSORE...

 

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